La Giornata mondiale dei sogni è un’occasione importante per esplorare l’universo onirico e comprenderne la valenza rispetto alle ore di veglia. La domanda “Perché sogniamo” ha attratto da secoli studiosi delle più disparate discipline; ciascuna di quest’ultime ha provato a dare spiegazione a un fenomeno che tuttora è ammantato di mistero.
Partiamo con il presupposto comprovato che tutti noi sogniamo; quando al mattino ci svegliamo convinti di non averlo fatto è semplicemente perché non ne abbiamo conservato memoria. Studi scientifici hanno dimostrato che in questo caso l’attività cerebrale si è svolta nella corteccia temporale destra (mentre i sogni sono un vivido ricordo quando a lavorare è la corteccia frontale).
Perché sogniamo
Al di là dell’averne il ricordo, l’attività onirica rappresenta lo strumento mediante il quale la mente rielabora e immagazzina il bagaglio del vissuto, cementando informazioni e setacciando quelle non necessarie. Anche gli incubi più terrificanti sono il mezzo con il quale la mente affronta il vissuto: sono spesso il frutto di traumi vissuti durante la veglia. Volendo riassumere, i sogni ci aiutano a risolvere questioni irrisolte così come a vedere le cose da una diversa angolazione portandole alla nostra attenzione ed elaborandole dando voce all’inconscio. Basti pensare alla tavola periodica degli elementi che Dmitrij Mendeleev ha elaborato a seguito di un’intuizione arrivatagli nel sonno. Più nello specifico, il sogno che si manifesta nella fase non-REM riorganizza i ricordi facilitandone il rintracciamento da svegli, un po’ come quando ci liberiamo degli oggetti superflui per e riordiniamo quelli veramente utili. Durante la fase REM, invece, (quella che un tempo si pensava fosse l’unica deputata all’attività onirica) la mente elabora percezioni visive e uditive che non trovano una precisa collocazione spazio-temporale; sono questi i sogni che più facilmente ricordiamo.
L’attività onirica è di fatto è la riprova dell’impossibilità del nostro cervello di fermarsi del tutto: esattamente come non possiamo impedirci di pensare, non possiamo forzarci a non sognare. La differenza sostanziale tra il pensiero e il sogno è che il primo può essere guidato e razionalizzato, mentre i sogni spesso ci appaiono confusi e contorti, quasi o del tutto privi di senso logico. In realtà sottovalutiamo o ignoriamo il codice che sottostà al linguaggio onirico. Per un excursus dei principali simboli rintracciabili nei sogni, è possibile approfondire mediante questo precedente articolo.