Grazie alla Giornata mondiale del Sonno possiamo gettare uno sguardo sul corpo recuperando la sapienza degli antichi, prendendo in considerazione la dimensione corporea e i bisogni che ne scaturiscono, i segnali che ci invia e le necessità che esso manifesta. Il sonno racchiude in sé magnifiche attività oniriche e in questa sua essenza dimostra quanto di più intimo e personale vi è nell’uomo sottraendosi alle logiche della prestazione, di ciò che è determinato e fissato da schemi comuni e da idee collettive precostituite.
In questo secondo appuntamento dedicato a questa affascinante attività, approfondiamo il tema assieme allo psicologo Roberto Cecchetti.
L’importanza del sonno sin dai tempi antichi
Acquisire consapevolezza di quanto è importante il sonno significa in primo luogo prendere coscienza del fatto che, in quanto esseri umani, per natura siamo sorretti da forze che al tempo stesso ci trascendono e ci abitano; vuol dire ricordarsi che, in quanto esseri viventi, ci troviamo immersi nelle energie vitali che risiedono nella natura. Siamo parte del tutto, così come la psiche appartiene non solo al singolo, ma anche al mondo.
Conoscere noi stessi significa innanzitutto riconoscere i nostri ritmi, che ci appartengono per natura, ritmi che devono dar luogo ad un giusto e perfetto equilibrio. “Sia il sonno che l’insonnia oltre giusta misura sono malattie” diceva Ippocrate; ecco che la saggezza antica si esprimeva nel pensiero greco attraverso l’idea che niente debba eccedere, che non si debba verificare uno sbilanciamento verso il troppo, verso cioè un polo solo nelle coppie di elementi contrari. La stessa idea di equilibrio e di giusto mezzo che troviamo poi anche in Aristotele, nella celebre Etica a Nicomaco.
Riflettere sulla necessità umana di attingere alle energie rigeneranti della natura attraverso il sonno significa, allora, per l’uomo moderno recuperare un preziosissimo senso della misura che, se smarrito, ci condurrebbe a un completo disorientamento.
In secondo luogo, ricordarsi dell’importanza del dormire riporta la nostra attenzione sul tipo di attività interiore e psichica che ogni notte ha necessariamente luogo nel profondo. La sacralità del sonno, infatti, riguarda anche le potenzialità simboliche ed immaginali che si attivano ogni notte. Attraverso l’ascolto del mondo simbolico e il dialogo con la nostra psiche inconscia, possiamo cominciare a immaginare altrimenti.
La valenza del sonno come messaggio
Dormire non è solo un atto necessario per riposare e riacquistare energie, però; il sonno è un vero e proprio “portale” che ci introduce nella dimensione del sogno, nel discorso onirico che ogni notte avviene e si manifesta nei suoi aspetti meravigliosi e fantastici. In questa fase, come abbiamo visto nel precedente articolo, le funzioni vitali rallentano; allo stesso modo l’attività dell’io diminuisce, il suo ruolo di centro attivo della coscienza viene a poco a poco a estinguersi. Dal profondo possono emergere i sogni con il loro linguaggio immaginale e con il loro speciale portato di senso. “Materiale di scarto” diceva Freud, materiale spesso ritenuto insignificante o di poco conto dall’uomo moderno, il quale non presta la dovuta attenzione alle immagini interiori, preso com’è dalla continua ricerca di desideri e di oggetti puramente esteriori.
In effetti il sogno appare agli occhi della coscienza e del suo pensiero logico e indirizzato come effimero, insignificante, ma è proprio da ciò che la coscienza tende ad accantonare che si fa strada la possibile soluzione ai nostri conflitti, oppure una risposta originale a qualche questione che non riusciamo a risolvere nella vita di tutti i giorni, o ancora la possibilità di un cambiamento radicale, di una illuminazione o di una “guarigione”.
Fin dai tempi antichi si conosceva il potere risanatore del sonno e la valenza divina dei messaggi onirici che dovevano essere interpretati come concrete manifestazioni del divino. Ci si poteva allora addormentare in un tempio sacro ad Asclepio, il dio risanatore, per attendere nella notte il messaggio decisivo che avrebbe comportato la guarigione.
Il sogno diventò con Freud la strada maestra per la cura e con Jung la via per recuperare la possibilità del linguaggio simbolico anche nell’individuo cosiddetto “sano”. Già, perché i sogni si esprimono con una logica tutta particolare, dove scompaiono i normali riferimenti dell’io cosciente e il principio di non contraddizione si sfalda. La logica dice “o questo o quello”, “o una cosa o il suo contrario”, ma nel sogno anche i contrari possono apparire in una fantastica unità.
Il simbolismo nei sogni
Ma in che modo questi messaggi onirici si manifestano? I simboli che rintracciamo nei sogni sono immagini in grado di unificare ciò che è generalmente tenuto diviso, separato, distante. Il simbolo ci permette, cioè, di vedere le cose in un modo più ampio, rinnovato, perché ci pone dinnanzi il mondo del possibile, di ciò che sfuggendo alla logica comune, non è mai chiuso nella ristrettezza di una definizione, ma può essere sempre altro da sé, cioè può essere visto da prospettive sempre nuove e diverse. Ecco che ciò che il sogno ci dona è proprio questa possibilità di vedere il mondo sotto una luce inedita, da un punto di vista che prima ci risultava ignoto o estraneo. Grazie al sonno tutte le notti si apre questo varco nella realtà che ci mette nelle condizioni di compiere questa meravigliosa esperienza di rinnovamento e di conoscenza interiore attraverso quel mondo di immagini simboliche che non devono essere scartate, bensì tenute in grande considerazione perché è da lì che può fiorire quel tesoro interiore che da sempre custodiamo.
Vi aspettiamo la prossima settimana sul nostro blog per approfondire i simboli più comuni che ricorrono nei sogni.