C’è una ragione dietro all’istituzione della Giornata mondiale del sonno, giornata che quest’anno cade il 13 marzo: dormire è una funzione vitale, fra le più importanti. E soprattutto dormire bene è requisito fondamentale per favorire il benessere e la salute delle persone. Meglio non sottovalutare, perciò, nessuno dei disturbi del sonno. A cominciare da quelli più diffusi e conosciuti, come le apnee notturne, molto frequenti fra chi russa, o l’insonnia. E senza trascurare sindromi più rare, come l’ipersonnia, un persistente ed eccessivo bisogno di dormire, oppure la sindrome delle “gambe senza riposo”, definizione un po’ buffa per un disturbo che, durante la notte, genera in chi ne soffre, un fastidio insopportabile e un desiderio irrefrenabile di muovere gli arti inferiori.
Passiamo 1/3 della vita a dormire
La Biologia ancora non si è spiegata del tutto quali meccanismi ormonali e chimici regolino i ritmi del nostro riposo, per natura diversi a ogni stagione della vita. Si sa, ad esempio, che durata e consistenza del dormire sono governate da un complesso meccanismo biologico. È un circuito regolatore di ‘geni del sonno’ a decidere che – da neonati – dobbiamo dormire fino 17 ore al giorno, da bambini ci servono da 9 a 11 ore di riposo, e da adulti, mediamente, dobbiamo riposare 7 – 9 ore per notte. Il bisogno di riposo non diminuisce ulteriormente in vecchiaia, cambia la consistenza, il sonno diventa più leggero e spesso interrotto da periodi di veglia. In ogni caso, in media, 1/3 della nostra vita da adulti viene dedicata al sonno. Il che significa 120 giorni all’anno, 25 anni in una vita. È un buon motivo per preoccuparsi di dormire bene.
La qualità è importante
Nonostante attività come la Giornata mondiale del Sonno, che in particolare evidenziano la stretta relazione fra qualità del riposo e salute, soffriamo di un deficit di sonno cronico e frequente. Solo circa un adulto su due riesce a soddisfare completamente il bisogno di dormire, e sono anche le abitudini comportamentali a contribuire ai disturbi del sonno. La mancanza di riposo influenza molte delle nostre attività cognitive, come la capacità di comunicare, di decidere, di apprendere, e ha conseguenze sul metabolismo ormonale e sulla funzionalità del sistema immunitario. Per questo, se riposiamo poco o male, siamo più nervosi, abbiamo difficoltà di concentrazione, di apprendimento e ci ammaliamo più facilmente, pare che in qualche modo la carenza di sonno condizioni un invecchiamento precoce dell’organismo. Dunque, è una questione di buona salute modificare comportamenti che inibiscono il dormire bene, e affidarsi a medici competenti in presenza di disturbi del sonno, come l’insonnia o la diffusa apnea notturna, di cui abbiamo già parlato.
Perché dormiamo
Non tutti gli esseri viventi dormono allo stesso modo. Animali marini e uccelli dormono alternativamente solo con metà del cervello. Il che consente, ad esempio alle balene e ai delfini, di emergere anche durante il sonno per respirare. La maggior parte degli animali, compreso l’uomo, dorme con entrambe le metà del cervello. Perché? Una delle spiegazioni principali è che, durante il sonno, il cervello si liberi dei residui metabolici dannosi accumulati da svegli. Altrettanto importante è la tesi secondo cui il cervello, mentre dorme, ripeta e consolidi le notizie e le informazioni acquisite in fase di veglia, eliminando i dati accessori e non essenziali, per fare spazio a nuovi ricordi. Quando apprendiamo qualcosa, i nostri neuroni stabiliscono connessioni che si rafforzano a ogni ripetizione dell’esperienza. Il sonno permette al nostro cervello di consolidare o eliminare nozioni acquisite di giorno. In ogni caso, la ragione principale è stata definita da William C. Dement, fondatore dello Sleep research Center dell’Università di Stanford:” Per quanto ne so io, vi è un solo motivo sicuro per il nostro bisogno di dormire: ci viene sonno”. Esseri umani e animali sono in parte accomunati anche per quanto riguarda i disturbi del sonno. Negli animali domestici è stato possibile osservare la presenza di problematiche come le già accennate ipersonnia, iposonnia e insonnia.
Come dormire bene
Dunque, abbiamo ottime ragioni per assicurarci un buon riposo. Occasioni come la Giornata Mondiale del Sonno, servono a ricordare e a meglio diffondere le principali regole e le buone pratiche per il buon dormire. Bisogna osservare un’adeguata alimentazione, preferendo pasti serali leggeri, evitando di assumere cibi ‘eccitanti’ come il cioccolato, il tè e il caffè, o eccessivamente salati, come patatine o salatini. È buona regola andare a dormire e svegliarsi a orari regolari, anche nel fine settimana, così come evitare l’uso, o almeno l’abuso, di televisione, di tablet o di smartphone, ma anche attività sportive troppo vicino al momento di coricarsi rendono il sonno più disturbato. Infine, la stanza e il letto sono componenti fondamentali del buon riposo, elementi spesso sottovalutati, a cui, invece, bisogna dedicare sufficiente attenzione e risorse. Nell’ambiente, per esempio, temperatura, illuminazione e aerazione devono essere adeguatamente regolate. Queste buone pratiche diventano ancor più importanti in presenza di problematiche del sonno. L’alimentazione, ad esempio, allevia i disturbi legati al russare e alle apnee notturne ad esso collegate. Per l’insonnia invece, è importante condurre il nostro organismo al sonno in maniera graduale stoppando per tempo l’uso dei device tecnologici.
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